Elzevira

Elzevira

Je zult ergens moeten beginnen

Terug naar de middelbare school, ik was een jaar of 14.  Eerder schreef ik over herinneringen aan literaire ervaringen die ertoe hebben geleid dat ik letterkunde ben gaan studeren en dan in het bijzonder Italiaanse.  Deze keuze maakte ik omdat ik het vreemd vond dat er op mijn middelbare Europese School in Italie veel aandacht werd besteed aan vreemde talen zoals Frans, Duits en Engels maar dat Italiaans niet werd onderwezen.  We lazen Nederlandse, Franse en Duitse literatuur maar Italiaans viel af, mede omdat het 'Europese school curriculum' al werd belast met Geschiedenis en Aardrijkskunde in het Frans, uit Franstalige lesboeken.

Die blinde vlek voor Italiaans wilde ik dus graag opvullen. En met een onverbloemde aversie tegen grammatica van elke taal en Nederlands in het bijzonder (vanwege spelling en naamwoordelijke delen van gezegdes en zo)  bleef over letterkunde. Talen leren spreken ging vanzelf, wat niet vanzelf ging was de theoretische invalshoek waar vooral de leraren Duits en Latijn en in mindere mate Frans, niet van buiten leken te kunnen. 

Gelukkig had ik op diezelfde school een tweetal leraren Nederlands gehad die ons niet alleen wat plichtmatig hadden geintroduceerd in de geheimen van de grammatica maar ons ook poëzie voorschotelden. En dat sprak me aan, vooral omdat ik daar samen met filosofie de hoogste cijfers mee wist te scoren.  Cijfers waar ik mijn hele cijferlijst gemiddeld mee kon opkrikken.  Terugkijkend waren mijn lievelingsvakken in aflopende volgorde: Filosofie, Biologie en  Nederlandse tot op zekere hoogte en daarbij vond ik de leervakken Aardrijkskunde en Geschiedenis best interessant. Waar ik slecht mee uit de voeten kon waren Wiskunde en vooral Scheikunde en Natuurkunde vond ik gruwelijk. 

Sinks een jaar of wat probeer ik hier te reconstruren welke auteurs en welke boeken we dan lazen. Over boeken schreef ik in 2016 al eens een blogje. Nu dus een reconstructie van de dichters die we lazen. Dat we Slauerhoff, Achterberg en Bloem hebben gelezen weet ik zeker. Veel verder kwam ik niet precies. En er was een beeld uit een gedicht dat ik nog helder voor ogen heb maar zonder tekst en auteur. Over iemand die in een bus zit die langs de zee rijdt, over de afsluitdijk.   Al vaak heb ik proberen te zoeken via google totdat ik laatst ergens las dat Vasalis het gedicht Afsluitdijk schreef. En ja dat was het dus.  Vasalis schreef dit gedicht voor de oorlog denik ik  en het werd gepubliceerd in 1941 in de bundel: Parken en Woestijnen. 

Hieronder kun je het lezen.  Vooral de eerste regels zijn als beeld in mijn geheugen gegrift over de ik-figuur in de bus die naar buiten kijkt. Niet de tekst was me bijgebleven, helemaal niets want zo'n gedichten lezer ben ik blijkbaar niet. 

De bus rijdt als een kamer door de nacht
de weg is recht, de dijk is eindeloos,
links ligt de zee, getemd maar rusteloos,
wij kijken uit, een kleine maan schijnt zacht.

Vóór mij de jonge pas–geschoren nekken
van twee matrozen, die bedwongen gapen
en later, na een kort en lenig rekken,
onschuldig op elkanders schouder slapen.

Dan zie ik plots, als waar 't een droom, in 't glas
ijl en doorzichtig aan de onze vastgeklonken,
soms duidelijk als wij, dan weer in zee verdronken
de geest van deze bus; het gras
snijdt dwars door de matrozen heen.
Daar zie ik ook mezelf. Alleen
mijn hoofd deint boven het watervlak,
beweegt de mond als sprak
het, een verbaasde zeemeermin.
Er is geen einde en geen begin
aan deze tocht, geen toekomst, geen verleden,
alleen dit wonderlijk gespleten lange heden.

Uit: Parken en Woestijnen (1941)

M. Vasalis

Della maestra di quarta elementare (anno scolastico 1970 -1971) ho scritto qui sotto che era scorbutica. Scorbutica che era adatta al tipo e oltretutto suona anche bene.  Parlola che suona bene quanto 'cian-fru-sa-glie'. 

Rileggendo il testo de 'L'amico del barbaro'  alla ricerca di errori di ortografia mi chiedo se scorbutica fosse la parola migliore per caratterizzare la maestra di quarta.

Prima il significato, poi i sinonimi e fino a qui mi sembra di andare bene. Quando leggo l'etimologia rivedo le mie maestre.  Scorbutico viene dalla malattia scorbuto, di cui conosco bene la traduzione olandese 'scheurbuik' malattia molto diffusa tra i marinai che attraversavano gli oceani in viaggio verso le colonie olandesi.  

SCORBUTO: malattia causata da carenza o da cattiva assimilazione di vitamina C nella dieta, caratterizzata da ulcere della cute, diffuse emorragie e da una condizione psicologica di depressione 

E così forse ho scoperto da dove veniva questo pallore di alcune delle mie maestre di scuola elementare. Non solo quella di quarta era pallidissima ma anche quella di seconda che aveva la carnagione color alabastro e si portava la borsa calda in classe e la posava in grembo metre ci insegnava seduta dietro alla sua cattedra. 

Comunque quella di seconda non me la ricordo essere scorbutica, di lei ho un ricordo che si limita al biancore in viso e alla borsa calda. Comunque deve essere stato un anno complicato per la maestra visto che da sola  gestiva  ben cinque classi contemporaneamente. Eravamo solo una quindicina di alunni tra i 6 e 10 anni di età. L'anno dopo la scuola è stata chiusa e siamo tutti stati trasferiti ad una scuola a qualche km di distanza con le cinque classi regolamentari. 

Dettato scritto 28/10/1970 in quarta elementare. 

I barbari amavano sopra ogni cosa il loro cavallo. Si puó dire che essi vivessero sempre a cavallo. A cavallo combattevano, dormivano, mangiavano. 

La loro cucina si trovava addirittura sotto la sella del cavallo. 

Quando un barbaro, infatti, uccideva qualche animale, tagliava un pezzo della sua carne e lo metteva sotto alla sella. Qui la carne, a forza di colpi, diventava morbida. 

Arrivata la sera il barbaro scendeva da cavallo, alzava la sella e trovava il pezzo di carne ridotto in una specie di polpetta. 

Non c'era bisogno di metterla al fuoco e l'adentava di buon appetito. 

Anche per ornamento il barbaro sceglieva code e criniere di cavallo, oltre che corna di animali uccisi. 

La maestra di quarta elementare giudicó che i 4 errori di ortografia  in questo dettato erano troppi:

puo senza accento;

-addiritura manca una t;  

- innfatti invece di infatti, e

- 'la adentava'  invece di l'adentava. Tolse un punto per ogni errore.

Risultato un 6 meno, meno meno. Tutto sommato un'insufficienza. La maestra di quarta era secca,  zitella un po'  scorbutica e potrebbe aver pensato che una bambina alta e bionda innamorata di cavalli ci aveva parecchio in comune con quei barbari e che poverina non aveva capito un corno dell'orotografia dell'italiano. 

Continuando a sfogliare il quaderno e rileggendo le storielle 'educative' scopro che un giorno prima del dettato sulle abitudini alimentari dei barbari ho scritto un tema sui popoli barbari che invasero l'Italia.

Svolgimento

Durante le invasioni barbariche, vennero in Italia molte popolazioni barbare. Tra cui ricordo i Visigoti, gli Unni e gli Ostrogoti. I Visigoti furono i primi barbari a invadere l'Italia.

Quando entrarono nell'impero romano (e qui la maestre cancella con la penna rossa. E probabilmente avrei dovuto scrivere Il Sacro Romano Impero ma la maestra non commenta) la saccheggiarono per tre giorni. Dopo di che Alarico con i suoi uomini andó verso la Calabria; e a Cosenza si sentì male e morì. Allora i suoi uomini fecero deviare le acque del fiume Busento, scavarono una buca  e vi posarono Alerico con il cavallo e con tutte le sue armi. Peró questa è una leggenda.

In seguito ci fu un'altra popolazione barbara, che invase l'Italia: gli Unni guidati da Attilla.  La prima città che saccheggiarono fu Aquilea. Gli abitanti di Aquilea allora si rifugiarono su degli isolotti, dove adesso sorge Venezia. Poi andarono avanti per arrivare a Roma. 

Papa Leone I (ecco l'esponente del Sacro Romano Impero) seppe che Attila voleva distruggere Roma e gli andó incontro fino al fiume Mincio. Ci fu tra loro un colloquio (scritto da me quoloquio) segreto e dopo Attila tornó al di là delle Alpi perché non aveva abbastanza viveri per i suoi soldati e perchè aveva paura che l'imperatore d'Oriente avesse pronto un esercito per combattere. 

Peró la leggenda dice che abbia visto dietro a papa Leone I San Pietro e San Paolo con delle spade infuocate. 

Ci fu un'altra popolazione barbara che invase l'Italia: Gli Ostrogoti. 

Il capo degli Ostrogoti era Teodorico, Il primo barbaro che capì che i barbari dovevano romanizzare, La capitale degli Ostrogoti era Ravenna. C'è anche la leggenda su Teodorico. Fu rapito dal demonio e trasformato in cavallo nero e poi trasportato al vulcano Stromboli e scaraventato nel cratere. 

A me sarebbe piaciuto molto vedere dei barbari per conoscere il loro modo di vivere, di combattere e di mangiare. 

Il giudizio della maestra: Alcuni gravi errori. Nemmno un voto! 

La maestra deve avere pensato che questa alunna straniera d'oltralpe bionda, alta  aveva una curiosità alquanto strana e che ci aveva del barbaro.  Volevo saperne di più? E così decise di replicare il giorno dopo dando a tutta la classe  un dettato sulle abitudini alimentari dei barbari. Involontariamente devo averla ispirata.

Rileggendo il quaderno mi sono chiesta perchè non si parla di Longobardi né nel dettato della maestra né nel mio tema. In quarta abbiamo imparato la geografia del territorio Pavese ma il nesso tra Longobardi e barbari rimase in ombra. Ma anche tenendo conto che in quarta viene data solo un'infarinatura di nozioni storiche mi sembra una strana lacuna.  

L' articolo de l' Espresso di qualche anno fa che parla di una mostra tenuta nel 2017 sui Longobardi mi ha dato qualche ulteriore informazione. 

"You write not after you’ve thought things through; you write to think things through."

Alibis by André Aciman

26. jul, 2018
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