Valle dei templi: Tempio della Concordia
Mi sveglio lentamenta, vacillando tra il sogno e la nuova giornata. Le immagini del sogno ancora nitide: sono finalmente in Sicilia e dalla profonditá della terra ascolto il boato della terra che inizia a tremare.
Sono cosciente dell' immanente pericolo ma senza paura. Intorno a me ci sono due cani che non danno nessun segno di nervosismo, studio i loro movimenti e la loro calma mi rasserena.
Mi sveglio ed inizio a rendermi conto della camera del B&B Teatro della Posta Vecchia dove Julie ed io siamo approdate la sera precedente. La prima tappa del nostro giro della Sicilia sará Agrigento e l’obbiettivo principale sará quello di visitare finalmente la valle dei Templi. Ma fuori pare che piova, e dopo solo qualche istante segue un tuono. E’ solo febbraio e ieri scendendo dall’aereo a Trapani faceva circa 15 gradi, il tempo sembrava buono anche se tirava un forte vento. Nonostante si stesse giá bene senza sciarpe e con la giacca aperta é ancora inverno. L’aria fredda da nord a quanto pare ci ha portato questo temporale che dopo altri due tuoni non si fará piú sentire per il resto della settimana.
Il tuono sembra essere un temporaneo addio da parte di Thor o Donar, il dio del tuono nella mitologia nordica. Donar lo ritroviamo nel linguaggio quotidiano in ‘Donderdag’ cioé giovedí. A Leersum in Olanda abitiamo sulla pendice di un dosso, o quella che da noi é giá una collina che porta il sontuoso nome di ‘Donderberg’ che letteralmente trodotto significa la Montagna del Tuono’. Pare che Thor non abbia voluto lasciare inosservato la nostra visita alle divinitá Greche.
Filtra l'ora e lo spazio
e non ha luce presagio
nell'abbandono dell'erbe;
e il vento, il fresco vento non versa
telai di suoni e chiaritá improvvise,
e quando tace anche il cielo é solo.
Dammi vita nascosta,
e se non sai me pure occulta,
notte aereo mare.
Naufrago; e in ogni sillaba m'intendi
che dalla terra scava il suo spiraglio
e nell'ombra s'allarga,
e albero diventa o pietra o sangue
in ansiosa forma d'anima
che in sé muore,
me stesso brucato dal patire
che m'asserena: profonditá d'amore.
Quasimodo da 'Oboé sommerso' (1932)
Vertaling :
Verborgen leven
Het filtert uur en ruimte
en licht heeft geen voorteken
in de overgave van het gras;
en de wind; de frisse wind stort geen
weefgetouwen van klanken en plotse helderheid uit,
en wanneer hij zwijgt is ook de hemel alleen.
Geef me verborgen leven,
en wanneer dat niet kan verduister dan ook mij,
nacht, hemelzee.
Ik ga ten onder: en in elke lettergreep geef je me te kennen
dat het zich vanuit de aarde naar de oppervlakte graaft
en zich in de schaduw verbreedt,
en boom wordt of steen of bloed
in hunkerende zielenvorm
die in zichzelf sterft,
en ikzelf leeggeplukt door het lijden
dat me tot rust brengt: diepten van liefde.
Uit: 'De mooiste van Quasimodo' vertaling door Erik Derycke en Bart van den Bossche, Lannoo, Atlas 2004
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